Nell'intervento precedente abbiamo visto come, nella danza orientale, la parte superiore del corpo ci permette di entrare maggiormente in contatto con elementi quali l'acqua, l'aria, la luna, la spiritualità; attraverso i movimenti dei fianchi, del ventre, delle gambe e dei piedi, invece, riusciamo ad entrare maggiormente in contatto con l'energia della terra, del fuoco e del sole.
Nei miei corsi di danza, soprattutto all'inizio, una delle prime cose su cui concentro la mia attenzione è quella di aiutare le allieve ad imparare a piantare bene i piedi per terra, a fare i movimenti stando con le ginocchia leggermente flesse, ad assumere una corretta postura con il bacino in modo da rendere la colonna flessibile ed eseguire tutti i passi in modo fluido, ma allo stesso tempo caricarli della vibrante energia che proviene dal contatto con la terra. Sentire di essere ancorati alla terra ci permette, infatti, di trovare equilibrio ed energia anche quando si eseguono i "terrorizzanti" movimenti e passi sulle mezze punte o in equilibrio su una sola gamba.
Quando eseguiamo i movimenti con la parte inferiore del corpo, quindi, cerchiamo di sentire che la terra ci sostiene e ci carica e lasciamo che questa carica entri nei piedi, attraversi le gambe, fluisca attraverso le nostre ginocchia, inondi i fianchi e il ventre e ci renda libere di compiere movimenti forti ma anche morbidi, così come forte e morbida è la terra, che genera e nutre.
Non è solo la terra, però, a fornirci l'energia di cui abbiamo bisogno per danzare: anche il fuoco ed il sole, due elementi legati maggiormente al maschile, hanno il potere di rendere la nostra danza colorata, vitale, piena di passione, poichè ci permettono di usare "senza vergogna" ma con piacevolezza, pienezza e libertà fianchi, ventre e pelvi, considerate zone "proibite" dalla nostra cultura , una cultura che da un lato condanna forme espressive che permettono alla donna di sentirsi libera in un corpo libero da pregiudizi, ma che nello stesso tempo svilisce il corpo femminile rendendolo vuoto attraverso una mercificazione che umilia la donna.